Re Niliu… un’estate etno-grunge?

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Quest’estate a un nostro concerto ci hanno detto che siamo “etno-grunge” :-) . Sarà vero?  Nel frattempo che ci pensiamo ecco, con il permesso dell’autore, una recensione di Carmine Torchia che un po’ conferma la deriva “grunge e ciarameddi”.

‘In a cosmic ear’ l’ho ascoltato un bel po’ di volte. L’ho fatto spesso in macchina con Tristan, il mio piccolo che ora ha otto mesi: al sentire quei suoni il pupo mi guardava (ascolta cose di derivazione anglosassone o tuttalpiù qualche chansonnier francese o italiano).
Ma torniamo a noi, anzi, a voi.
C’è una sintesi notevole nell’album e il tutto è amalgamato con un gusto, a mio avviso, raro.
La ritmica è meravigliosamente oscena ed erotica (scusa i termini, ma è una riflessione che sto facendo negli ultimi anni: le canzoni, o sonate che siano, dovrebbero rispondere sempre a questi requisiti… sennò… due palle!).
Le chitarre elettriche sono le cose ‘più divertenti':  un suono sporco – quasi grunge, se non addirittura punk – che si mescola coi synth e gli altri strumenti popolari provocando qualche bella sorpresa armonica.
Ci sono episodi ipnotici che rasentano la psichedelia: Syd Barrett se tornasse da quell’altrove che non sappiamo si farebbe un bel viaggione.
La voce di Megna è come la Madonna: piena di grazia.
Di sicuro uno dei dischi migliori che ho ascoltato negli ultimi tempi.

Carmine Torchia, agosto 2015